Diciamo la verità, chi non si è mai fermato dietro una vetrina che espone queste piccole e meravigliose gemme di nome diamanti? Chi non è mai stato ammaliato dalla brillantezza, dallo sfavillio, dai mille colori che emanano queste piccole pietre scintillanti? Chi non li ha mai desiderati per vanità o per cupidigia o per investire il proprio denaro? Ebbene sì, stiamo parlando di quella pietra preziosa e rara chiamata diamante.
Questa meraviglia della natura è un minerale formato da carbonio, così come la grafite; solo che si differenzia da quest’ultima sia per l’aspetto che per le caratteristiche fisiche.
Infatti il diamante è trasparente, durissimo, raro. La grafite è scura, tenera, abbastanza diffusa.
Quello che li ha resi così differenti sta proprio nel sito che li ha formati, i diamanti sono nati a grandi profondità all’interno della terra. Hanno impiegato molto, moltissimo tempo per formarsi. In questo modo gli atomi di Carbonio si sono “collocati” ai vertici di ideali figure geometriche, cubi soprattutto, ed è questa geometria che crea i giochi di luce che conosciamo.
La loro crescita impiega tanto tempo e per questo sono preziosi ed è difficile trovare un brillante di grandi dimensioni.
Diamanti: non solo bellissimi, ma anche straordinariamente utili
I diamanti sono certamente meravigliosi. I loro giochi di luce e le mille sfaccettature li rendono affascinanti e per la loro estetica sono certamente molto apprezzati. Quello che però forse molti di voi non sanno è che i diamanti sono anche pietre estremamente utili, e tutto questo per la loro durezza. Avete mai sentito l’espressione punta di diamante? In genere, nel linguaggio figurato, può indicare l’elemento migliore del gruppo, quello più forte e in grado di superare ogni ostacolo. In realtà questo modo di dire deriva dall’oreficeria e vuole collegarsi alla punta di diamante che è utilizzata per tagliare gli altri materiali, spesso e volentieri le altre pietre. Se non l’avete mai vista all’opera, vi suggeriamo di dare un occhio: il risultato può essere impressionante!
Diamanti: il peso (o Carat Weight)
Il Carat Weight può essere considerato come il parametro riferibile al peso del diamante. Ad ogni carato, l’unità di peso del diamante, corrispondono 0,2 grammi. La caratura, ovvero la misurazione in carati, è divisibile in 100 unità di misura, per cui un diamante da 0.75 carati può essere indicato anche come un diamante di 75 punti (e avrà come peso 0.75 gr e come dimensione 5.9 mm). Spesso si crea un po’ di confusione, anche a causa del nome, fra il Carat Weight e le dimensioni.
La crescita del prezzo di un diamante di un carato non è proporzionale alla crescita del suo peso. Questo perché il diamanti più pesanti sono ancora più rari in natura, per cui un diamante cospicuamente più grosso avrà un prezzo rilevantemente più alto a parità di colore, purezza e taglio.
Diamanti: il colore da D a L
Come si intuisce facilmente, qui parliamo della gamma cromatica dei diamanti. Voi penserete: ma io immagino il diamante “trasparente”! Ebbene, in realtà solo le pietre più rare sono di color bianco ghiaccio (o meglio, bianco eccezionale secondo la classificazione del Gemological Institute of America (GIA). E’ stato infatti quest’istituto a stabilire una scala che va da D (incolore, quindi più vicino al trasparente, le più rare e costose) sino a Z. Dopo D troviamo il colore E (bianco eccezionale), F (bianco extra +), G (bianco extra), H (bianco), I-J (bianco leggermente colorito), K-L (bianco colorito), M-N-O-P-R-S-Z (colorito). I diamanti che solitamente trovate in gioielleria vanno dal colore F al colore H, a seconda della loro qualità.
La purezza della pietra (o Clarity)
La purezza di un diamante valuta la presenza di “impurità”, dette in gergo tecnico inclusioni, presenti nella pietra preziosa. Di norma tutti i diamanti mostrano al loro interno tali inclusioni, che in genere tendono a non essere visibili a occhio nudo e assumono diverse forme. Proprio perché poco visibili in genere per vederle è necessario indossare lenti d’ingrandimento molto potenti, in grado di individuare dettagli altrimenti invisibili. Compaiono durante la formazione dei diamanti nel sottosuolo e sono assimilabili a caratteristiche naturali di identificazione.
La posizione di un’inclusione può contribuire a determinare il valore di un diamante, anche perché alcune di essere possono essere nascoste dalla montatura del gioiello e quindi risultano meno evidenti. In ogni caso è estremamente raro trovare un diamante completamente privo di tali impurità.
Le inclusioni sono valutate su di una scala di perfezione, nota come purezza, stabilita dal Gemological Institute of America (GIA). Un’inclusione al centro o sulla tavola del diamante potrebbe influenzare la dispersione della luce, diminuendo quindi la luminosità della pietra. Maggiore è la purezza del diamante, maggiore sarà anche la luminosità, il valore e la rarità della pietra.
Il taglio della pietra
Il taglio è il fattore principale da cui si evince la brillantezza del diamante, cioè la restituzione della luce assorbita attraverso le diverse facce.
Il taglio si analizza anche in base alla forma, allo stile ed alla qualità.
La forma può essere tonda, a cuore, a goccia, quadrata etc.. Lo stile è il tipo di lavorazione ed il più prezioso è il quello “brillante” caratterizzato dalla realizzazione di 57 facce che garantiscono il massimo della brillantezza possibile. La qualità è invece la valutazione complessiva sulla pulitura, simmetria e proporzione delle facce.
Vi è piaciuta la nostra guida sui diamanti? Allora potete provare a dare un occhio anche alla nostra guida per come pulire l’argenteria!